“Siamo tutti all’oscuro, non sappiamo niente di niente”. Il padre di una ragazza dispersa nella tragedia dell’hotel Rigopiano, intervistato da Raffaella Calandra su Radio 24, racconta il dramma della valanga che si è portata via decine di innocenti.

Racconta dell’allarme lanciato e rimasto inascoltato, racconta dell’orrore di rimanere bloccati dalla neve e racconta il dolore di sapere la figlia tra le macerie dell’albergo.

L’ultima volta che l’ha sentita risale a “ieri, alle quattro”. “Un solo un messaggio – spiega l’uomo – perché i telefoni non funzionavano”. “Loro, da ieri mattina, chiedevano di essere sbloccati, ma hanno risposto che c’erano altre priorità… – aggiunge – e hanno abbandonato a pulire su”. La figlia è la responsabile del centro benessere dell’hotel. Nella struttura, spiega il padre, “erano una ventina, venticinque, più otto-nove dipendenti”.

 

 

 

Alla domanda se la figlia era preoccupata l’ultima volta che l’aveva sentita, il padre risponde: “No, perché lassù è tranquillo, era una posizione in cui non si poteva pensare che una valanga potesse colpire l’albergo”. Avevano chiesto di essere liberati perché dopo il terremoto si sentivano prigionieri “perché lassù è stato forte e giustamente hanno chiesto aiuto, hanno chiesto di scendere. Ma c’erano tre metri di neve, come scendevano?”.

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