Dalla Germania confermata la morte della trentenne di Sulmona. Fabrizia è l’ennesima vittima del fondamentalismo islamico. Che dal 2003 a oggi ha già fatto 40 morti

Fabrizia Di Lorenzo è morta. La conferma arriva da Berlino. La trentenne di Sulmona è tra le dodici vittime del tunisino Amis Amri che lunedì sera si è lanciato col tir contro la folla che faceva shopping al mercatino di Natale.

Si allunga così il drammatico elenco delle vittime italiane degli attacchi terroristici all’estero. Da Parigi al museo del Bardo, da Bruxelles a Nizza l’Italia piange i suoi figli ammazzati dall’odio islamista. Dal 2003 a oggi sono già quaranta.

“Abbiamo capito che era finita lunedì notte all’una e mezza – racconta il padre – siamo stati noi a chiamare la Farnesina”. Fabrizia era esperta di trasporti, addetta per la gestione delle spedizioni. “Mi occupo quotidianamente degli speditori in tutta Europa, in tedesco, inglese, italiano e francese”, si legge ancora sul profilo Linkedin della giovane che lavorava alla 4Flow da marzo del 2015. Si è laureata alla Sapienza di Roma in mediazione linguistico-culturale, quindi in relazioni internazionali e diplomatiche a Bologna. Tra il 2006 e 2007 ha fatto l’Eurasmus alla Freie Universität di Berlino. Prima di arrivare alla 4Flow, Fabrizia ha lavorato alla Bosch, sempre nella capitale tedesca, e alla Q-ID, azienda di Forlì.

Qualche ora prima della strage, Fabrizia aveva telefonato alla madre per sapere come stava. “Ciao mamma, come stai? E papà? Io bene, tranquilla. Sto andando al mercatino di Natale, in centro. Voglio prendere qualche regalo, ci sono cose carine lì… Sì, certo, ci vediamo mercoledì (ieri, ndr)”. La giovane era attiva anche su Twitter, con l’account @Bizia e il nome “Fraulen F”. Il suo ultimo messaggio risale al 5 dicembre, appena dopo il referendum costituzionale in cui aveva vinto il No. In quell’occasione, quasi consolando lo sconfitto Matteo Renzi, aveva postato una scena del film La meglio gioventù. Nella scena, un professore universitario, durante un esame, invita il protagonista Nicola (Luigi Lo Cascio) a lasciare l’Italia, in cui non cambia mai nulla. “Qui rimane tutto immobile, uguale, in mano ai dinosauri – aveva scritto – peccato presidente”.

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