Che avrebbe parlato solo lui era cosa nota molto prima dell’inizio della Direzione Pd di ieri sera, quella che ha preceduto la salita al Colle di Matteo Renzi che ha aperto ufficialmente la crisi di governo. Il patto era: parlo solo io. Ma quando Matteo Renzi è sceso dal palco della sala del Nazareno per infilarsi nell’auto blu diretto al Quirinale, le contestazioni ci sono state lo stesso. Protagonista, l’ex assessore a Roma e anti-renziano di ferro, Walter Tocci, che è salito sul palco in mezzo ai brusii e come niente fosse ha chiesto alla platea: “Perchè il dibattito non c’è?” suscitando anche qualche applauso in sala. La patata se la sono dovuta prendere i collaboratori dell’ex ormai premier, Matteo Orfini (presidente Pd) in primis: “Verrà fatto dopo le consultazioni”. Fine della vicenda, anche se i malumori restano ancora tutti lì.

 

 

 

Tocci, da parte sua, il discorso per il Nazareno se l’era pure preparato. E con giornalistico sadismo, Il Fatto Quotidiano lo ha ripreso oggi in forma integrale. Tocci, che è stato l’unico del Pd a votare No alla riforma Boschi nell’aula del Parlamento, ritiene che “questa legislatura doveva terminare nel 2014, dopo aver approvato una buona legge elettorale, senza avventurarsi nella revisione della costituzione”. Poi cita la Gran Bretagna del dopo Brexiti, dove “hanno sostituito Cameron con la signora May e hanno ripreso a governare. Anche noi possiamo esprimere un premier autorevole tra i ministri attuali, non abbiamo bisogno di ‘tecnici’ che hanno già provocato guai e guasti in passato. Ci vuole un esecutivo a guida Pd per proseguire le cose buone avviate e correggere quelle sbagliate ad esempio sulla scuola e sul lavoro. nel frattempo, il Parlamento può approvare una nuova legge elettorale senza intromissioni del governo”.

Secondo Tocci, “andare a elezioni subito significa dichiarare che il leader sconfitto è insostituibile e il demone della disfatta referendaria è ancora al lavoro e provocherebbe una nostra sconfitta alle elezioni anticipate. Invece delle elezioni, si deve anticipare il congresso in primavera. (…). Per creare un clima più sereno bisognerebbe affidare la guida del partito fino alla primavera a una personalità autorevole e stimata. Un passo indietro del segretario (cioè Renzi, ndr) sarebbe utile a tutti e aiuterebbe anche a prepararsi meglio al congresso”.

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