È stata la secondo delle tre scosse di terremoto che hanno colpito il Centro Italia a indicare che qualcosa di nuovo stava accadendo in quella zona già tanto martoriata negli ultimi 60 giorni. Le caratteristiche di quest’ultimo sisma dimostrano che si è creata una nuova faglia, rispetto a quella che ha scatenato il terremoto del 24 agosto nell’area di Amatrice. Una scarica di energia dal sottosuolo che, secondo gli esperti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, potrebbe creare nuove fratture con nuove scosse significative.

In generale quel che sta facendo tremare di nuovo la terra in quella parte di Appennino è sempre il fenomeno di spinta della placca africana verso quella euroasiatica. Era solo una questione di tempo che dal sisma terribile di Amatrice ne arrivassero altri di altrettanta potenza: “Replica tanto forti – ha detto Massimiliano Cocco dell’Ingv al Corriere della sera – non le avevamo escluse e ora si sono verificate”.

 

Negli ultimi due mesi, i sismografi hanno registrato ventimila replica in un’area di 40 chilometri quadrati. Di queste, 15 di magnitudo tra 4 e 5 e 250 tra 3 e 4. Poi i tre “botti” di ieri, il primo con epicentro a tre chilometri da Castelsantangelo sul Nera, a dieci chilometri a sud di Norcia, tra Marche e Umbria. Il secondo e il terzo poco più a nord. Scosse registrate di 5.4, 5.9 e 4.6 tutte profonde tra gli 8-9 chilometri.

Alle tre scosse principale, ne sono seguite altre di entità minore. Gli esperti insistono, come da anni siamo tristemente abituati a sentire, che non si può parlare di scosse di assestamento, ma di repliche che lanciano un nuovo atroce segnale: “Ora si è aperta una nuova zona di fratture più a nord – ha aggiunto Cocco – che potrebbe innescare ulteriori movimenti”.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here